Qualche settimana fa ho tenuto un dibattito, e per questo ringrazio la piattaforma di “Cultura in Divano”, sull’importanza del colore e su quanto esso ci influenzi e influenzi la nostra percezione del mondo e di ciò che ci circonda. Può sembrare assurdo che una cosa, a cui inavvertitamente non prestiamo attenzione e/o che definiamo banale, possa svolgere un ruolo tanto importante sulle nostre emozioni, sensazioni e, persino, sulle nostre decisioni.

In realtà, questo tema ha da sempre affascinato l’essere umano. Basti pensare ai numerosi studi e saggi, scritti in proposito, tra cui possiamo ricordare “La teoria dei colori” di Goethe. Anche poesia e prosa si sono sempre servite dei colori per suscitare nel lettore determinate emozioni, assegnando specifiche tonalità in base al carattere e alla funzione di un personaggio. Allo stesso modo nell’arte, nel cinema, nell’architettura e nel design la scelta di alcuni colori, piuttosto che altri, non è da considerarsi un mero sollazzo artistico, né un’innocente licenza artistica, passata in sordina. Massima espressione del nuovo millennio, il marketing ne ha persino fatto “la chiave di lettura alla portata di tutti”, principalmente tramite l’advertising, servendosi di recenti ricerche nell’ambito della psicologia, che testimoniano l’influenza del colore sulla psiche umana; scoperte, che hanno portato anche alla nascita della “cromoterapia”, disciplina non-scientifica, che dichiara di servirsi del colore per curare alcune malattie.

“Che TOP questo Pantone!”, “Questo è il pantone dell’anno, ADOROOOOO!”.

Anche voi, almeno una volta nella vita, negli ultimi cinque anni avete sentito la parola “pantone”, stuprata e seviziata dalla bocca di persone che non sarebbero in grado di riconoscere la differenza tra un grigio ed un tortora. E non parlo solo degli uomini. In realtà, il mondo della grafica sembra essere “andato a nozze” con questa recente moda, editando e ricreando migliaia di immagini dove il png del Pantone è letteralmente sbattuto sopra/sotto/dietro/davanti/in mezzo ad ogni cosa, che il tipico esponente della GenZ possa definire COOL, quando la maggior parte dei direttori di fotografia racchiuderebbe le proprie scelte stilistiche nell’espressione “palette di colori”.

Una delle poche eccezioni alla moda “poco eccitante” sopra citata, è questo divertente progetto dal nome “Sicilian Food As Pantone”, che, non a caso, è la mia immagine “Home”, ad opera di Alessio Varvar E Giorgia Calderone.

E’ curioso come, nel corso dei secoli, anche il ruolo del colore nell’arte sia cambiato, passando dall’essere simbolico messaggio di un qualcosa che, a causa delle censure del secolo, poteva solo ingenuamente trapelare, ad essere veicolo degli stati d’animo dell’artista e/o delle sensazioni che lo stesso voleva trasmettere all’ignaro spettatore.

Neanche l’architettura ne è rimasta estranea e gli architetti si sono serviti, e si servono tutt’ora, del colore sia per dimostrare l’appartenenza ad una determinata corrente artistica e la condivisione dei relativi ideali, sia per suscitare emozioni in coloro che vivono, percorrono e ammirano lo spazio da loro creato. Il concetto di abitazione si è evoluto. Esso non è più un luogo, dove semplicemente dormiamo e mangiamo, ma dove possiamo e vogliamo trovare ristoro.

L’impatto che il colore ha sulla nostra percezione di ciò che ci circonda è evidente anche nei molti studi in proposito, celati dietro il sapiente dosaggio delle tonalità scelte per adornare i luoghi pubblici come gli ospedali; all’interno dei quali la predilezione per colori pastello non è casuale, ma è dovuta all’influenza che tali toni hanno sui pazienti, sul personale e sui visitatori. Essi, infatti, rilassano e trasmettono l’idea di trovarsi in un luogo sicuro; percezioni dello spazio che delle tonalità più accese non riuscirebbero a trasmettere. “Ma chi lo ha mai visto un ospedale rosso?”. Verissimo! Ma ricordatevi che siamo stati noi a decidere che gli ospedali non dovessero essere rossi.

Nel cinema questo ruolo è svolto principalmente dal direttore della fotografia, che si basa sia sul genere, sia sulle direttive del regista, sia sul proprio gusto personale. E’ piuttosto comune, inoltre, che le tonalità scelte diventino espressione stilistica di un determinato regista, il quale spesso avvia collaborazioni durature con il medesimo direttore della fotografia. Sul ruolo che il colore ha nel cinema, non mi voglio dilungare, ma esiste un video che, a mio avviso, ne esprime chiaramente l’importanza.

Lo trovate qui: https://www.youtube.com/watch?v=XMJGgUvOcL8

Sarah

Ho conseguito la laurea in "Design di Interni' presso il Politecnico di Milano; esperienza che mi ha consentito di combinare creatività e progettazione attraverso la realizzazione di spazi intangibili, padiglioni e temporary store. Successivamente, ho deciso di dare un’impronta più manageriale al mio percorso accademico attraverso un master in “Strategic management for global business”, a cui ha fatto seguito un’offerta lavorativa a Praga, dove attualmente mi trovo, lavorando come Project manager junior per una multinazionale. Nonostante il mio percorso sia cambiato nel corso di questi anni, l’arte e il design, nelle loro varie sfumature e sfaccettature, continuano a suscitare in me sempre un grande fascino. Nonostante tutto, rimango dell’idea che management e creatività possano essere facce di quella stessa medaglia, chiamata "innovazione".