Mercoledi sera.

Ore 20:30

Entro in un locale piccolo, luminoso ed accogliente insieme a delle mie amiche dopo una giornata estenuante di lavoro. Se non avessimo visto l’offerta su The Fork, probabilmente non lo avremmo mai notato. Isolato e nascosto in una delle zone più vive di Milano, Fermata Moscova (doors open on the right) e più precisamente in Via Alessandro Volta, accanto a miriade di competitors, tra cui alcuni tanto famosi da avere una coda che sconfina nei locali limitrofi, illudendone i proprietari. All’entrata di “Li Mastri”, invece, non c’è nessuna fila. I pochi posti all’interno, però, sono quasi tutti occupati quando entriamo e durante la serata molti clienti vengono sostituiti da nuovi.  Ne apprezzo sin da subito l’arredo minimal, la cui tonalità potrebbe ricordare quella del Cilento; lento, pacato, accogliente e caldo. Ci serve un ragazzo poco più grande di noi, che scopro solo dopo essere anche l’Owner del locale, aperto insieme al padre chef (thanks, Social media). 

Anche il menù mantiene le stesse tonalità dell’arredo; i piatti sono pochi ma sembrano tutti invitanti. La limitata scelta a fronte di un’alta qualità è sempre stata per me motivo di lode. Al contrario, non ho invece mai amato menù esageratamente lunghi e fuorvianti, ossimori continui di scelte “alla rinfusa”. Anche perché, diciamolo pure forte e chiaro, a meno che tu non sia sicuro di avere una certa affluenza e una clientela molto variegata nella scelta delle pietanze, rischi o di non avere parte di quello che proponi nel menù (opzione probabilmente migliore), o di dover ricorrere a surgelati per abbattere i costi (sempre se non si cerca di riciclare del cibo “andato a male”).  Infatti, anche in questo caso, il primo piatto che avevo scelto, nonostante la limitata disponibilità, era finito. Mi sono, quindi, voluta fidare del proprietario e, avendo gola di un piatto di pasta, gli ho semplicemente chiesto quale potesse prepararmi che non contenesse “lattosio” o da cui si poteva tranquillamente eliminare senza comprometterne il gusto. 

Ho scoperto poi di aver scelto un piatto tipico: F’rrcieddi (Fusilli al ferretto con ragù alla cilentana di carne suina e bovina), mentre le mie amiche, persone tristi e deperite, hanno optato per un’insalata. Dovrebbero essere obbligatori per tutte le under 50 kg 150 grammi di pasta al giorno. Ho subito notato la differenza rispetto a molti “piatti di pasta” assaggiati altrove. Si sentiva che il protagonista del piatto era fresco e preparato praticamente al momento. Questo ne giustifica sicuramente i tempi di attesa più lunghi del solito. La carne era tenera e il sugo condito e saporito e non direttamente “spiattellato” sul piatto. 

Per la qualità di ciò che ho mangiato, avrei sicuramente anche speso qualcosina in più, mentre i prezzi sono sotto la media milanese. Sembrava quasi di essere tornati al Sud, se consideriamo che, compreso lo sconto di The Fork del 20%, abbiamo speso in tre: 23 euro (per due insalate, un primo e 4 bottigliette d’acqua – a Milano fa caldo) e siamo uscite sazie e soddisfatte. Ho visto, inoltre, sempre grazie ai social, che organizzano aperitivi con prodotti e salumi tipici e alcune lezioni di cucina su come si prepara la pasta fresca – mia grande mancanza. E’ sicuramente un posto da provare, mantenendo alte le aspettative di mangiare qualcosa di buono e uscendo a pancia piena e portafoglio altrettanto pieno – sempre che lo sia mai stato.

PRO: Ho visto anche un’ottima selezione di vini e piatti a base di pesce, anch’essi molto invitanti.

E’ stata una delle poche volte in cui ho digerito facilmente ciò che ho mangiato. Considerando che sono intollerante al glutine e molto di più al lattosio, spesso per me infatti diventa complicato mangiare fuori casa senza incorrere in crampi, soprattutto se la qualità non è delle migliori.

CONTRO: Sicuramente sono ancora agli inizi, ma se volessere espandersi nel futuro dovrebbero trovare un modo per mantenere alta la qualità, riducendo i tempi di attesa.

Io torno volentieri.

Sarah

Ho conseguito la laurea in "Design di Interni' presso il Politecnico di Milano; esperienza che mi ha consentito di combinare creatività e progettazione attraverso la realizzazione di spazi intangibili, padiglioni e temporary store. Successivamente, ho deciso di dare un’impronta più manageriale al mio percorso accademico attraverso un master in “Strategic management for global business”, a cui ha fatto seguito un’offerta lavorativa a Praga, dove attualmente mi trovo, lavorando come Project manager junior per una multinazionale. Nonostante il mio percorso sia cambiato nel corso di questi anni, l’arte e il design, nelle loro varie sfumature e sfaccettature, continuano a suscitare in me sempre un grande fascino. Nonostante tutto, rimango dell’idea che management e creatività possano essere facce di quella stessa medaglia, chiamata "innovazione".