COME SENTIRSI A CASA

O, per meglio dire: lotta all’impossibilità di parcheggio. Tra i vari “Miscusi” milanesi abbiamo inizialmente scelto quello collocato in zona Isola, che, secondo noi, sarebbe stato sicuramente il ristorante in cui potevamo trovare posto “a sedere” più facilmente.

Mai scelta fu più sbagliata.

Nonostante effettivamente dall’esterno si vedevano vari posti liberi, il parcheggio sembrava un’impresa tanto ardua che dopo 20 minuti di girotondo e non volendo parcheggiare a rischio “multa”, abbiamo deciso di spostarci verso Centrale. Anche qui la situazione non era troppo diversa, finchè non abbiamo tentato la fortuna seguendo la schiera di macchine che aveva occupato una banchina frontale alla facciata della stazione. Un “posto – non posto” ma senza segnali stradali ad indicare il possibile divieto.

Circondato da molti altri ristoranti turistici, l’atmosfera familiare fa qui da padrona. L’arredo e il design interno mixano rustico e moderno in maniera sapiente e misurata, prediligendo l’essenzialismo dei colori legno – bianco e rosso. I tavoli esterni sono sistemati “alla bella e buona”, un pò traballanti e, forse eccessivamente, accomodati. I camerieri indossano delle magliette bianche su cui è riporato il nome di una pietanza tipica “burrata”, “orecchietta”, “carbonara”… Lasciamo il nostro nominativo e dopo appena 10 minuti ci fanno accomodare fuori. Nonostante il temibile attacco di zanzare predatrici di una tipica serata estiva milanese, apprezzo molto il fatto che il nostro tavolo sia esattamente accanto alla vetrina. Quest’ultima si affaccia su un piccolo locale trasparente dove un ragazzo sta preparando con cura la pasta a mano, lasciandola delicatamente cadere dall’apposita macchina e modellandola con le mani.

Il servizio al tavolo è leggermente più costoso del solito, ma in compenso sono loro ad offire acqua e pane per la “scarpetta finale”. Il menù è minimal, decorato da un design accattivante ed espressioni conviviali che cercano di diffondere maggiormente “aria di casa”. Come ho già detto in passato, sono una fan del menù ristretto che qui offre circa 4 antipasti, 10 piatti di pasta, alcuni dolci – non elencati nel menù, e bevande diverse dal solito come limonata bio, arancia rossa bio, chinotto e via discorrendo.

Ordiniamo un tris – che, in realtà, dovrebbe essere ter (liceo classico docet) – di bruschette con pesto al basilico, pomodoro e burrata, un piatto di pasta alla gricia con aggiunta di ricotta di pecora e noci e un piatto di trofie alla genovese. La velocità del servizio è impressionante e lovedole. Nel giro di qualche minuto arrivano le bruschette e, appena finite, il resto. Le aspettative vengono superate. La mia gricia è abbondante, cremosa e molto condita, costringendomi, e non a malincuore, a fare la scarpetta. Il mio compagno d’avventura è così soddisfatto da ordinare anche una carbonara. Pur non essendo una grande “pastara” – in gergo, mangiatrice di pasta – devo dire che la differenza con altri primi ordinati altrove si sente, come si sente la scelta di prodotti genuini e della pasta preparata quasi al momento.

I prezzi sono decisamente al di sotto della quotidianità milanese mentre la qualità e la quantità decisamente al di sopra. I dolci non nel menù – che però, ha probabilmente un menù separato – sono elencati a voce dai camerieri e sono quelli comunemente presenti in tutti i ristoranti come tiramisù, panna cotta, macedonia, gelato e torna della nonna (forse una delle poche novità). In totale, infatti, abbiamo pagato un prezzo irrisorio considerato il tutto, poco meno di 50 euro (se non sbaglio 44) per tre abbondanti piatti di pasta, un tris/ter di bruschette, una limonata e due caffè di cui uno c’è stato offerto – inoltre, se si diventa membri della miscusi family oltre all’acqua e al pane si ha diritto anche al caffè gratuito.

1) PRO: Pro, anzi super pro: acqua offerta e pane offerto per fare la scarpetta che viene quasi imposta scherzosamente dal menù.

2) PRO: porzioni abbondanti e qualità della pasta, così come il mettere a vista il procedimento.

3) PRO: l’iniziativa “zero waste” e l’affascinante marketing mixato alla strategia di social engagement effettuata, dalla scelta della grafica al dominio sulla piattaforma instagram, all’idea di una miscusi family.

4) PRO: alcuni retroscena, come l’aver stretto un accordo per la costituzione di una “miscusi” farm che possa produrre e coltivare parte dei prodotti utilizzati, come il datterino – che, attualmente, è quello proveniente dalla siciliana Pachino.

5) PRO: la cordialità e la velocità del team ed, in particolare, di quel povero cameriere che ha dovuto “fare i conti” con la famiglia straniera seduta accanto a noi che continuava a lamentarsi dei due euro di aggiunta o di altre piccolezze che, se fossi stata io al suo posto, e fortunatamente non lo sono, avrei servito loro ragù di cavallette anzichè il tradizionale alla bolognese.

6) PRO&CONTRO: un tipo di pasta che servono è al mais e riso che è ottimo per gli intolleranti al glutine ma non per i celiaci poichè naturalmente permane la contaminazione della stessa.

7) CONTRO: Dopo la cordialità iniziale, probailmente complice la domenicale affluenza, molti camerieri scompaiono dopo aver effettuato il servizio tanto che il mio compagno ha dovuto attendere un pò per ordinare il secondo piatto di pasta; tempo che gli ha consentito di digerire, ma che nel caso di un cliente ancora affamato, avrebbe potuto aumentare il nervosismo da “datemi la mia carbonara”.

8) CONTRO: il pane che arriva per la “scarpetta”, potrebbe essere più gustoso tostato, poichè sembra leggermente raffermo.

9) CONTRO: nonostante il piatto di pasta valga sicuramente i due o tre euro in più dell’aggiunta suggerita sarebbe opportuno specificarlo nel menù di tale sovrapprezzo e dell’entità dello stesso.

10) CONTRO: ho apprezzato l’aver delle bibite “Più particolari” del solito, ma mi piacerebbe vederle affiancate da altre più commerciali. Buona la limonata, ma mi è mancata la mia Coca Cola e probabilmente ne avremmo ordinate anche più.

11) QUASI CONTRO: Essendo un negozio che serve prevalentemente pasta, è giusto il desiderio di soffermarsi prevalentemente su di essa, ma, volendo anche promuovere l’idea di casa, mi sarebbe piaciuto vedere dei dolci più casalinghi sul menù.

Suggerimento: per l’estate e l’esterno mi munirei di candele/lampade scaccia – zanzare o di schiere di camerieri pronti a spruzzare autan su ogni cliente.

Must – to – have maglietta con su scritto “Burrata”

Sarah

Ho conseguito la laurea in "Design di Interni' presso il Politecnico di Milano; esperienza che mi ha consentito di combinare creatività e progettazione attraverso la realizzazione di spazi intangibili, padiglioni e temporary store. Successivamente, ho deciso di dare un’impronta più manageriale al mio percorso accademico attraverso un master in “Strategic management for global business”, a cui ha fatto seguito un’offerta lavorativa a Praga, dove attualmente mi trovo, lavorando come Project manager junior per una multinazionale. Nonostante il mio percorso sia cambiato nel corso di questi anni, l’arte e il design, nelle loro varie sfumature e sfaccettature, continuano a suscitare in me sempre un grande fascino. Nonostante tutto, rimango dell’idea che management e creatività possano essere facce di quella stessa medaglia, chiamata "innovazione".