L’improvvisa popolarità di Pizzium che spopola a Milano tra Millenials e GenZ
Un paio di settimane fa sono tornata in Italia.
Ottimo tempismo direi, dato che pochi giorni dopo gli italiani sono ufficialmente diventati agli occhi del mondo “gli untori d’Europa”, ma non sono qui per parlare di questo.
Probabilmente dedicherò all’intera situazione un altro post/articolo.
Durante il mio fantastico week-end lombardo, in un regime ancora incerto di semi-quarantena libera, dopo mesi di astinenza da pizza, io e il mio ragazzo abbiamo deciso di provare – finalmente aggiungerei – “Pizzium”, una catena di ristoranti che sta spopolando da diverso tempo qui a Milano.
Premetto che non è facile trovare posto nel weekend, anche perché non accettano prenotazioni il sabato; infatti, nonostante la situazione, abbiamo dovuto cambiare location spostandoci da quello situato in Darsena a quello in via Anfossi, scelta dovuta anche all’impossibilità di trovare parcheggio. Abbiamo aspettato all’incirca una ventina di minuti per il tavolo. Nonostante la confusione, il ricambio di gente è piuttosto veloce, così come il servizio. Purtroppo, è difficile giudicare un locale quando è praticamente quasi impossibile muoversi al suo interno e si è ammassati ad “uso sardine”, però nel complesso ho apprezzato la scelta dei colori, delle ceramiche e, in generale, dell’arredamento semplice e accogliente.
E questo non lo dico tanto per dire, l’ho fatto notare anche al mio ragazzo che, dall’alto della sua vena da designer alla Bruno Munari, si è limitato a chinare il capo, non so ancora se in segno di assenso verso le mie parole o per guardare meglio il menù sotto la giusta luce.
Quest’ultimo è piuttosto striminzito ma valido.
Ricordate che quando le scelte sono limitate, la qualità del cibo dovrebbe essere tendenzialmente più alta, perché questo vuol dire che gli alimenti sono sempre freschi. Noi abbiamo ordinato un antipasto, due pizze e un dolce.
Partiamo dall’antipasto, elencando aspetti positivi e note dolenti:
Abbiamo scelto due bruschette e me ne sono subito pentita guardando su Instagram la foto di focaccia e salumi. Il pane è tostato alla perfezione e il condimento è abbondante. Il problema è che con tre euro ti viene servita una singola bruschetta. Fortunatamente, non aspettandocelo, ne avevamo ordinate due diverse. Almeno, per un po’, ho tappato quel languorino che mi viene ogni volta che penso alla parola pizza; un languorino che comincia già al mattino, quando programmo per la sera e potrebbe iniziare anche il giorno precedente, se non diventasse poi insostenibile.
Parliamo delle protagoniste del locale, le pizze:
La pasta è molto digeribile. Il problema è che, forse, è troppo leggera e non basta a riempirti lo stomaco, malgrado la dimensione della pizza sia nella norma. Sono sicura che, se non avessi ordinato quella con il cornicione ripieno, più sostanziosa, avrei optato per una seconda pizza, dato che tornata a casa ho dovuto sopprimere la mia voglia di cibo con te e biscotti, rigorosamente “fit” per non sentirmi ulteriormente in colpa.
Sul dolce non mi esprime perché solo il mio ragazzo ha ordinato un tiramisù e, a giudicare dal suo sguardo in estasi, gli è piaciuto, ma lui gode già solo nel sentire il dolce suono della parola “T-I-R-A-M-I-S-U’”.
Nel complesso, considerando tutta la fama che ha acquisito negli ultimi tempi, l’ho trovato forse un po’ sopravvalutato, della serie “ho mangiato pizze migliori”; sicuramente aver puntato su un ambiente e un servizio giovanile aiuta molto a creare l’atmosfera giusta per il posto, i cui clienti più fedeli sono in maggioranza studenti o giovani lavoratori. Penso di avere un giudizio piuttosto neutrale, forse per la prima volta da quando scrivo; la pizza è buona, il prezzo nella media (solo le bruschette mi sono sembrate un po’ TOO MUCH) e i camerieri sono velocissimi.
C’è sicuramente di meglio, ma anche molto di peggio.