“Mossi”
Seppe dire solo questo il dottor Imminenti, prima di congedersi con fare sbrigativo e pochi convenevoli, lasciando in punta di piedi quella buia stanza, la cui aria si era fatta improvvisamente pesante.
Quasi non si respirava, talmente era forte il tanfo di morte.
Quel puzzo non poteva, pero’, di certo provenire dal corpo esile e rattrappitto della povera vecchietta, che aveva appena esalato l’ultimo respiro, e adesso giaceva li’, immobile, come addormentata. Era gia’ radicato li’ da diverso tempo. Ne erano pregne le pareti spoglie, i mobili ingialliti,
le bianche lenzuola, persino il pelo della gatta nera, che aveva smesso di miagolare, e adesso taceva in reliogoso silenzio. Una bastardina, cieca da un occhio, che la vecchia aveva trovato per strada, e accolto in casa per misericordia, o forse, piu’ probabilmente, per solitudine.
Se solo avesse potuto vedere quante persone, la sua dipartita avrebbe richiamato alla terra natia’, ci avrebbe pensato prima a morire, piuttosto che soffrire così a lungo, aggrappata a quell’ultimo briciolo di vita, che vita non era. Nessuno aveva avuto ancora l’ardire di proferire parola, e si vedeva che molti non erano avvezzi a pregare. Questi ultimi farfugliavano parole incromprensibili, di cui ignoravano il significato, accennando ogni tanto un timido segno della croce. Spesso sbagliavano mano e venivano ammoniti mestamente dalle occhiatacce delle altre comari, che, vestite gia’ a lutto come uccelli del malaugurio, facevano scorrere tra le dita le perle di un rosario, muovendo silenziosamente le labbra al ritmo di un’Ave maria, scandito dal rumore delle lanciette di un orologio a parete.
Il pesante silenzio venne interrotto improvvisamente dal cigolio di una porta spalancata, da cui fece capolineo il volto paonazzo di un uomo paffuto e calvo sulla cinquantina. Il figlio minore della morta, venuto in fretta e furia da Palermo, appena sapute le condizioni critiche della madre. L’uomo non proferì parola, e si avvicino’ al capezzale della donna per porgerle l’ultimo saluto. Le accarezzo’ il viso dolcemente, ma ritrasse di scatto la mano nel sentire la pelle fredda e ruvida di quel volto, d’un tratto sereno.
Aveva gli occhi rossi e lucidi, ma non pianse.
Piangere e’ un mestiere da femmina.
Resosi conto di non essere solo, si giro’ verso gli altri ospiti, accennando uno sbrigativo saluto, prima di accomodarsi sull’unica sedia rimasta libera, che sembrava stare aspettando proprio lui